Il comunismo ai tempi della pandemia Covid 19
Inutile cercare qualcosa da
dire che non sia stato detto. La nostra gente, almeno in maggioranza, ha
imparato una nuova disciplina, inusitata e lontana dal carattere italico, così
individualista.
Ho scritto apposta con la C
maiuscola, non si avesse a offendere. Anche se non se la merita per nulla.
Usciamo da tempi in cui la
parola odio serpeggiava a destra e a manca. Oggi ci ritroviamo tutti
guardandoci l’un l’altro prima con un po’ di circospezione, poi con
un po’ di affetto.
E poi ci scambiamo un grande
abbraccio virtuale.
Anzi, negli ultimi giorni
non ci guardiamo proprio se non attraverso media tv e social. Ma il
filone dell’orgoglio italiano ci lega con una forza inaspettata.
E lo stesso popolo cinese, che ci ha inondato, almeno così pare,
all’inizio, con questo morbo. E che ora ci sta aiutando sia con
l’esperienza di chi ne è uscito o ne sta uscendo, a oggi solo 4
contagi, sia con interventi reali e pragmatiche interferenze positive
e auspicabili, di equipe mediche che stanno arrivando.
Accompagnate da ventilatori, strumenti e materiale sanitario vario.
E le magne mascherine che fino a poco tempo fa non servivano, secondo
alcuni, ai sani. Ma che oggi non servono, le ultime
arrivate appunto, al personale sanitario che ha bisogno di ben
altra protezione. Ma sono utili, appunto, ai sani o pseudotali, come
semplice protezione lieve. Si, siamo messi così.
A questo proposito, un breve
simpatico e didattico aneddoto.
“Qualche giorno fa mio
fratello, pediatra, è andato a visitare un pargolo in una famiglia cinese
nei pressi di PRATO . Entrato senza mascherina la mamma gliene ha fornita una insieme
ai guanti e lo ha spruzzato con un liquido disinfettante prima di farlo
avvicinare al bambino.
Mentre faceva l’operazione,
con dolcezza e un sorriso, ma con determinazione e senza timidezza, si scusava.
Da oggi il dottore entra
nelle case con mascherina e guanti.
Lo scambio culturale di
abitudini e comportamenti virtuosi fra popoli è sempre utile, come lo è
l’emulazione in reciprocità.
Dopo un mese e più, dalla
scoperta, perché in realtà la data dell’inizio non è nota. Come spesso accade,
infatti, esistono varie scuole di pensiero sull’argomento. Siamo
arrivati all’espansione maledetta a livello nazionale del corona. Ma
la monarchia non esiste più in Italia. Magari qualcuno, più di uno
oggi, la rimpiange. Quella Corona.
Il comunismo, fondato sull’uguaglianza,
ha vinto.
E ci sovviene la famosa
poesia del Principe de Curtis, ” ‘A livella”. Non nel momento della
dipartita, ma durante la lotta per la sopravvivenza. Sperando di non
dovere arrivare al “mors tua vita mea”.
Inutile cercare qualcosa da
dire che non sia stato detto. La nostra gente, almeno in maggioranza, ha
imparato una nuova disciplina, inusitata e lontana dal carattere
italico, così individualista.
Quella di stringersi a
cohorte, come recita il Canto degli italiani.
Stringiamci dunque
a cohorte, ma non siam pronti alla morte.
E via con le catene
virtuali, con le mani tese l’un verso l’altro, realizzando in tal
modo quanto siano importanti e quanto ci mancano gli abbracci veri.
Via con i flash mob dai balconi, specie al sud dove la pancia prevarica
il raziocinio. Dove la passione la fa da padrone. Insomma stiamo apprezzando
quello che sembrava intoccabile. La libertà , come diceva qualcuno, la si
apprezza soltanto quando la si perde e si entra in una pseudodittatura ancorché
momentanea.
Tutto work in progress
naturalmente. E speriamo di essere tutti presto disoccupati.
Ma siamo tutti bravi e
accettiamo le regole che ci vengono imposte. E, dopo i primi sbalestramenti,
chi prima chi dopo ha compreso che solo il comportamento collettivo virtuoso
e virtuale ci potrà salvare.
Viva l’Italia da nord a sud.
Viva l’Italia viva. Sperando che sopravviva. E noi speriamo che ce la
caviamo.
News
Non voglio dire di qualcuno
che ha fatto una scelta spartana nel proprio Paese. Mentre da noi serpeggiava
l’idea di una eventuale scelta dolorosa, far fuori i vecchi per
lasciare libere le rianimazioni, fra smentite e conferme che si
rincorrevano. Un signore extracomunitario ha tagliato la testa al toro e
ha deciso una selezione naturale per assicurare al suo popolo l’immunità di
gregge. Già, proprio come le pecore. Chi vive tace e chi muore si dà pace.
Carla Ceretelli | 16
Marzo 2020
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