Dei tre obelischi esistenti a Napoli quello di San Gennaro è il più antico e fu realizzato dal grande
architetto Cosimo Fanzago, lo stesso di Palazzo DonnAnna a Posillipo. L’opera
fu un ringraziamento della Deputazione del Tesoro di San Gennaro al Santo che
aveva fermato la lava dell’eruzione del Vesuvio del 1631 prima che entrasse in
città
L’obelisco di San Gennaro,
più conosciuto come guglia di San Gennaro, è un’opera barocca
costruita da Cosimo Fanzago e si trova su via Tribunali in
piazzetta Riario Sforza, tra la Reale Cappella del Tesoro di San
Gennaro ed il Pio Monte della Misericordia.
Via Tribunali a Napoli è una
strada ricca di luoghi storici e importanti perché segue ancor oggi il percorso
del vecchio Decumano Maggiore, l’antico asse viario greco, ed è nel
tempo una delle strade principali del centro storico di Napoli (dichiarato nel 1995 patrimonio dell’umanità). Nel
luogo dove oggi c’è la celebre guglia in epoca romana c’era un Tempio,
probabilmente quello di Giove o di Nettuno.
La
guglia di San Gennaro si trova in Piazza Sisto Riario Sforza, una piazzetta che
si apre alle spalle del Duomo e che è vicina allo storico
palazzo e alla cappella del Pio Monte della Misericordia dove
si trova una delle opere di Caravaggio che sono a Napoli.
La
violenta eruzione del Vesuvio del 1631
Il
monumento fu commissionato al Fanzago dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro come
ringraziamento al Santo per aver fermato la terribile eruzione del 16 dicembre
del 1631 che fu la più violenta e distruttiva della storia del
Vesuvio dell’ultimo millennio. Una eruzione che provocò la parziale distruzione
del cono vesuviano e fece abbassare il vulcano di oltre 450 metri.
La lava scese velocemente anche lungo i fianchi del vulcano in direzione di
Napoli distruggendo parzialmente Portici, Resina, Torre del Greco e Torre
Annunziata
L’eruzione
durò circa tre giorni mietendo molte vittime e furono organizzate molte
processioni. La popolazione chiese l’aiuto di San Gennaro, il
protettore della città, e l’arcivescovo ordinò una processione di
intercessione con l’esposizione delle reliquie di san Gennaro. L’eruzione
iniziò a placarsi quando la statua del Santo fu sistemata in processione sul
ponte della Maddalena che era l’unica strada che univa allora tra San
Giovanni a Teduccio e Napoli.
L’incarico
a Cosimo Fanzago che costrui anche Palazzo Donn’Anna e tantissime chiese
Come
ringraziamento del prodigio avvenuto, la Deputazione del Tesoro, chiese
al Fanzago, che aveva già costruito palazzi e chiese in città, di
creare questo grande obelisco che sarebbe stato sistemato nella piazzetta dove
allora c’era l’accesso laterale alla Chiesa del Duomo di Napoli.
Di
questo passaggio si trova anche traccia negli archivi dello straordinario Archivio Storico del Banco di Napoli che è il
più grande archivio in materia bancaria esistente al mondo. Infatti in un
documento d’epoca si riporta:
al Cavalier Cosimo Fansago a
compimento di ducati 1700 in conto del lavoro della colonda che si doverà
ponere nel largo della maggior chiesa di questa Città derempetto al Monte della
Misericordia
La
sua costruzione terminò nel 1660 e alla fine dei lavori misurava ben 24 metri.
Il Fanzago realizzò una grande colonna quadrangolare che si sviluppa verso
l’alto grazie ad una serie di decorazioni e termina con un capitello ionico sul
quale c’è la statua in bronzo del Santo, realizzata dallo
scultore Tommaso Montani.
L’Obelisco
San Gennaro è la guglia più antica di Napoli perché gli altri
due che ci sono in città, quello dedicato a San Domenico nella
omonima piazza è del 1658, e quello dell’Immacolata, in piazza del Gesù
Nuovo, fu realizzato nel 1746.
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